Accordo Icao: l’aviazione sarà a impatto zero entro il 2050

Il mondo dell’aviazione – o perlomeno dei voli di linea – a impatto ambientale zero entro il 2050? 

È l’impegno preso dall’Icao, l’International Civil Aviation Organization, a Montreal nei giorni scorsi durante la sua ultima seduta plenaria a Montreal, Canada.

Il documento – seppur con qualche borbottio di fondo, soprattutto da parte di Cina e India – è stato ratificato dai 193 Paesi aderenti a Icao. Quindi, che cosa cambia? Per dirlo, bisogna fare due passi indietro. Con il primo, torniamo al 2015, quando dagli accordi quadro di Parigi sul cambiamento climatico, vennero tenuti fuori due grandi player mondiali della produzione di gas climalteranti: l’aviazione, per l’appunto, e il settore del trasporto merci. Non propriamente due aree da poco, anche se il reale impatto dei voli – al netto di intenti punitivi e più d’effetto che altro sui jet privati – non è mai stato approfondito così nel dettaglio. Si stima che volare impatti per il 2,5% delle emissioni globali di CO2, ma molti scienziati ritengono che i dati siano in difetto e che si dovrebbero rivedere al rialzo le stime. 

Il secondo passo indietro serve a capire come funziona l’Icao: l’organismo dell’ONU non ha alcun potere formale nell’imporre ai singoli stati aderenti le proprie decisioni. Di conseguenza, i Paesi membri potrebbero fare carta straccia del documento approvato e non predisporre piani per raggiungere l’obiettivo di essere carbon neutral entro il 2050. Di fatto, e come da tradizione, normalmente alle decisioni Icao seguono – per fortuna – azioni vere e proprie da parte di chi rientra nell’ente Onu.

Si tratta sicuramente di un primo step, forse più dal valore simbolico che altro, vista anche la tiepida accoglienza delle associazioni ambientaliste all’accordo, “solo di facciata” – hanno detto. Ma si tratta comunque del primo documento ratificato che vada nella direzione giusta. Sappiamo che molte compagnie aree stanno già investendo su progetti per dotare gli aeroplani di motori “verdi”, sappiamo anche che la strada è più irta di ostacoli, tecnologici e politici. 

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