C’era una volta un aereo di carta

Gino e Nino sono due ragazzini qualunque. Vivono a Benevento, uno dei capoluoghi di provincia della Campania, e non raggiungono – assieme – i 22 anni di età. Giovanni (Nino) ne ha 10, Luigi (Gino) poco più di 11. E cosa possono fare due bambini, per trascorrere le ore in una città di provincia del Sud Italia, se non giocare con gli aeroplanini di carta? Certo, manca una data di riferimento e, ancora, il cognome di questi due bambini. 

Era il 1935, quasi un secolo fa. Non esistevano i videogiochi, si era a cavallo tra due guerre mondiali e il passatempo era quello di tanti altri giovani di quel periodo. Ma, qualcosa di diverso c’era: Gino e Nino, dal secondo piano del loro appartamento, lanciavano i piccoli aeroplani di carta in competizione, cercando sempre di spingere il loro record di distanza più lontano e più lontano ancora.

Eravamo due ragazzi animati dalla grande passione delle macchine volanti

E quella dei paper glider fu la prima – ancora infantile – manifestazione di quell’interesse

Gino e Nino non erano, dopotutto, dei ragazzini qualunque. Il loro cognome era Pascale e dal 1935 ai giorni nostri, la storia che raccontiamo ha portato alla nascita e all’affermazione nel mercato di una delle più importanti industrie di aviazione al mondo, orgoglio con colori verde, bianco e rosso: la Tecnam.

Dall’amore per la carta, il passo è stato breve. I giovani Pascale, grazie a un giornale di aviazione distribuito a scuola, L’Aquilone, vengono a conoscenza di un produttore milanese di modellini di aeroplano e ne acquistano uno. È il vero inizio di una passione che si tramuta velocemente in altro. Guidati da una temerarietà senza pari per l’epoca, soprattutto per la scarsa conoscenza tecnica, i Pascale iniziano a disegnare i progetti per il loro primo aliante e, grazie a un padre molto accondiscendente, che li aiuta nel trovare il trasporto adatto per i pezzi necessari (due carrozze porta cavalli), e una madre intraprendente, i due iniziano a lavorare al loro glider negli spazi di una vecchia e abbandonata chiesa. Fu subito un successo? No, ma non per colpa loro. 

Arrivano i tempi della guerra e con essa lo stop al primo progetto 

La chiesa venne centrata da una bomba e il prototipo totalmente distrutto. 

Archiviata la seconda guerra mondiale, i fratelli acquistano a costo bassissimo, grazie agli Arar (le aziende di rilievo alienazione residuati – nate come funghi dopo il conflitto) le parti di quattro/cinque motori danneggiati e le portano nel loro nuovo “quartier generale”. Lì, – in un garage – avviene con successo il primo assemblaggio del loro motore, senza avere alcuna conoscenza specifica. La messa in moto scalda i loro cuori e allerta i vicini, preoccupati del fortissimo rumore proveniente dal piano terra delle loro abitazioni. I Pascale avevano il loro primo motore. Passa pochissimo tempo, il motore, dalla potenza di 65 cavalli, viene montato su un biposto ad ala alta controventata, dotato di carrello fisso a ruotino di coda, anch’esso interamente realizzato nel garage di via Tasso. Siamo al 1951, i Pascale trasportano il velivolo al traino di una Fiat Topolino fino all’aeroporto di Capodichino e portato poi in volo da Mario de Bernardi, pilota asso di fama. Si tratta del P.48 Astore, il primo modello realizzato dai Pascale. L’aereo ha una certa risonanza e a quel modello ne seguono – a stretto giro – altri due: il P52 Tigrotto e il P53 Aeroscooter. Il successo vero arriva con il P55 Tornado, con il quale i Pascale vincono il Giro della Sicilia e le remore per fondare la loro prima vera compagnia. Il suo nome era Partenavia. Il 1960 è un anno di successi, grazie alle vendite del P57 Fachiro e alla produzione di altri modelli pensati per gli aeroclub italiani e le scuole di volo.

Gli anni Settanta corrono veloci e con un successo meritato, il primo all’estero per consolidare l’attività: Partenavia mette in vendita il suo primo bimotore ad ala alta che – con stupore da parte dell’azienda stessa – diviene ben presto il velivolo a due motori europeo più venduto negli Stati Uniti. Per sostenere i ritmi di produzione, l’azienda realizza una nuova struttura di lavoro all’interno dell’aeroporto internazionale di Napoli.

Il successo del P68, però, non basta, e gli inizi degli anni Ottanta sono segnati da alcune difficili decisioni: Partenavia viene acquisita dallo Stato italiano e delle scelte manageriali successive indeboliscono la struttura della società, costringendo il cuore dell’azienda (insomma, la famiglia Pascale e i più stretti collaboratori) a lasciare l’azienda. 

Il destino è segnato e ci avviciniamo alla storia recente: nel 1986 viene fondata la Tecnam, nome attuale di una delle più importanti industrie di aviazione italiana nel mondo. 

All’inizio, lo scopo è di produrre parti di materiali da vendere ad altre aziende, quali Boeing e ATR, ma – dal piccolo laboratorio da cui i Pascale ripartono – il desiderio di realizzare aeroplani non è assolutamente sopito. È la seconda generazione dei Pascale, guidata da Paolo, ad avere l’intuizione vincente negli anni Novanta: lavorare su una nuova categoria di velivoli. Gli ultraleggeri

Insomma, anche se è scontato raccontarlo: nasce così il P92 Echo, “un vero aereo con il peso e la libertà di un ultraleggero”, come spiegano dalla stessa Tecnam. È subito successo: oltre 2.600 esemplari di P92 sono stati venduti negli anni successivi alla sua commercializzazione. 

Da qui è un’ascesa senza fine, proprio come quella verso i cieli degli aeromobili prodotti dall’azienda campana. 

Tecnam è una fucina di idee e proposte: nasce la versione del P92 con carrello retrattile e il SeaSky. Inizia il disegno pure di un nuovo bimotore, la cui versione finale si chiama P2008. Arriviamo con questo modello al Duemila, praticamente due giorni fa in termini di tempo. Il 2010 vede l’arrivo del P2010, il primo aereo Tecnam a 4 posti e con una fusoliera realizzata in materiale composito. Nel 2016 viene prodotto il P2012.

Il presente vede oltre 7.500 aerei operativi in tutto il mondo e tre sedi principali di vendita: ovviamente quella italiana, più una sede in Florida (Stati Uniti) e una in Australia. 

E poco importa, se per tutti – probabilmente a grande ragione – Tecnam è ricordata maggiormente per il suo piccolo ma generoso modello: il P92. 

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