Quando ad “alzare il gomito” è il pilota

Bere alcolici si sa, è un’abitudine assai diffusa in tutto il mondo. Da un rapporto dell’OMS di qualche anno fa è emerso come i paesi con il consumo minore siano quelli africani e del Medio Oriente, se ne immaginano abbastanza chiaramente i motivi.            Al di là della dipendenza da alcol, bere è un’attività che spesso si svolge in compagnia, oppure anche in solitaria e per puro piacere personale; delle volte anche per cercare una forma di relax e trovare una piccola e temporanea via di fuga dalla mondanità. 

Certamente viene a presentarsi un problema quando il bicchierino di troppo riguarda un pilota di linea in orario di lavoro. Per quanto assurdo possa sembrare, sono stati numerosi i casi in cui alcuni piloti in servizio siano stati beccati con un tasso alcolemico, anche di molto, superiore al limite consentito.                                                                                                                          Dalle direttive dell’ENAC: “in armonia con la normativa vigente in materia ha adottato il limite di 0.0 g/L che per il personale di condotta e di cabina si traduce in un divieto assoluto di assunzione di alcol.”                                                                                            Una delle motivazioni principali, senza scendere in tecnicismi, è data dal fatto che l’effetto delle bevande alcoliche è moltiplicato, e non di poco, in alta quota per via dell’aria che si respira all’interno della cabina pressurizzata.

Tra gli ultimi episodi di piloti in stato di ebbrezza, uno è avvenuto proprio lo scorso giugno. Il 61enne Lawrence Russell Jr., pilota per Delta Airlines, avrebbe dovuto operare un volo di ben 7 ore circa da Edimburgo (EDI) a New York City (JFK) ma è stato arrestato dalla polizia scozzese per essere risultato positivo all’alcol test in cabina di pilotaggio. La compagnia non ha fornito ulteriori dettagli, oltre le inevitabili scuse, il volo è stato cancellato ed ai passeggeri sono stati offerti voli alternativi. Da quanto emerge, il pilota non si è dimostrato molto collaborativo con le autorità.

Ulteriore caso che merita una menzione è quello avvenuto a marzo dello scorso anno nello stato di New York. La compagnia coinvolta in questo caso è l’americana JetBlue. James Clifton, pilota 51enne avrebbe dovuto operare un volo di 3 ore da Buffalo (BUF) a Fort Lauderdale (FLL) ma è stato arrestato in cabina da un agente della TSA (Transport Security Administration) e risultato positivo di oltre 4 volte il limite consentito dalla Federal Aviation Administration (FAA).                                                                            Per l’ente americano, il limite è 0,04% di concentrazione di alcol. Un principio che viene suggerito a tutti i memgbri dell’equipaggio è inoltre quello di non bere alcolici entro le 8 ore antecedenti al volo, viene usata l’espressione “8 hours from bottle to throttle”. Proprio presso il sito la FAA, è consultabile una flying brochure completa, oltre ai limiti, vengono evidenziati anche quali sono gli effetti principali che possono scaturire da un tasso alcolemico più elevato di 0,04%.                                                                                    Di seguito il link alla brochure: https://www.faa.gov/pilots/safety/pilotsafetybrochures/media/alcohol.pdf



Ph. Credits: DCStudio on Freepik

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